Pur trovandoci all’interno di un corpo che invecchia e muta, non possiamo che vederci come “noi stessi”; anche quando svolgiamo compiti diversi – o quando assumiamo ruoli diversi – pensiamo di avere una sola identità intrinsecamente determinata, un “io reale”, coerente e immutabile nel corso dell’esistenza. Scopriamo la caducità del nostro corpo, ma le contrapponiamo una non-caducità identitaria. Andiamo anzi fieri della nostra identità – del nostro io – e guai a chi la mette in dubbio: “Tu non sai chi sono io”, ci sentiamo dire o diciamo, in formulazioni più o meno sfumate.
Eppure le cose non sono così semplici come potrebbero apparire perché definire l’identità a livello biologico è un’operazione destinata al fallimento, perché il concetto stesso di identità sembra avere poco senso in natura. È proprio la mancanza di identità a rendere possibile la vita, ed è il concetto di plasticità, in contrapposizione a quello di identità, a caratterizzare la natura.
Gianvito Martino, medico e neurologo direttore della Divisione di Neuroscienze dell’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano ,dialoga con Armando Massarenti giornalista responsabile del supplemento culturale Il Sole 24 Ore -Domenica.
Introduce Francesco Verga, Presidente di Unindustria Como.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti con prenotazione obbligatoria a: unindustriacomo@unindustriacomo.it.